con Meri Bracalente, Massimiliano Ferrari, Fernando Micucci, Francesca Zenobi
burattinai Patrizio Dall’Argine e Veronica Ambrosini
collaborazione fonica Andrea Lambertucci
collaborazione sartoriale Giuditta Chiaraluce
costumi e assistenza alla regia Meri Bracalente
scrittura scenica e regia Andrea Fazzini
Una produzione di Teatro Rebis
in collaborazione con Kilowatt Festival di Sansepolcro, Festival Teatri di Vetro di Roma, La Corte Ospitale di Rubiera, Marche Teatro, Festival Inteatro di Polverigi, A.M.A.T. (Associazione Marchigiana Attività Teatrali), U. B. I., Festival Nottenera di Serra de’ Conti, L’Appartamento di Firenze, Europa Teatri di Torino, Drama Teatro di Modena
Un chant d’amour prende spunto dai cosiddetti ‘fatti di Macerata’, accaduti tra gennaio e febbraio 2018 – vale a dire l’omicidio e il dissezionamento del corpo della giovane romana Pamela Mastropietro ad opera del nigeriano Innocent Oshegale, e il successivo attentato di matrice razzista del maceratese Luca Traini – filtrati attraverso la pièce I Negri di Jean Genet, di sessant’anni precedente, rielaborata e allestita in forma di teatro d’arte di burattini, in collaborazione con il Teatro Medico Ipnotico di Parma.
Le scaglie storiografiche raccolte dal Teatro Rebis, che a Macerata risiede, sono state sviluppate seguendo le tracce degli inneschi sociali succeduti ai fatti, quelli perlopiù elusi dai media, i più catramosi, striscianti e grotteschi.
Le schermaglie liriche dei personaggi genettiani Arcibaldo, Virtù, Villaggio, Neve, La Corte… trovano riflesso in scene complementari, concepite come quadri di Provincia, nei quali gli attori assumono le funzioni iconiche di maschere d’attualità.
Non uno spettacolo documentativo, quanto piuttosto, in linea con la poetica della compagnia, una riflessione intimista, onirica e politica nel senso ‘drammatico’ del termine, vale a dire di contrapposizione di opinioni e deliri, di azioni e visioni, di tragico e farsesco – insomma, un canto d’amore.
Un chant d’amour, oltre ad essere l’unico film scritto e diretto da Jean Genet, dà anche il titolo a una delle sue rare poesie pubblicate.
Tra i versi, questi:
‘Quale ombra quale africa ti avvolgono le membra
Crepuscolo d’alba abitato da un serpente!’