Spettacoli

LA VITA CHE TI DIEDI

Prosa2023.24

giovedì 2 maggio 2024
21:00

venerdì 3 maggio 2024
21:00

sabato 4 maggio 2024
19:00

domenica 5 maggio 2024
17:00

Teatro Rossini

- da €8 a €27- in vendita da mercoledì 18 ottobre 2023

di Luigi Pirandello
regia Stéphane Braunschweig
con Daria Deflorian, Federica Fracassi, Cecilia Bertozzi, Fulvio Pepe, Dorotea Ausenda, Caterina Tieghi, Fabrizio Costella
(Per la replica del 3 maggio l’attrice Giulia Odetto sostituirà l’attrice Cecilia Bertozzi, impegnata a ritirare il premio della prima edizione “David Rivelazioni Italiane – Italian Rising Stars”).
scene Stéphane Braunschweig in collaborazione con Lisetta Buccellato
costumi Lisetta Buccellato
luci Marion Hewlett
suono Filippo Conti
assistente regia Giulia Odetto
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Emilia Romagna Teatro ER T / Teatro Nazionale

Stéphane Braunschweig, tra i principali registi della scena teatrale contemporanea e direttore artistico dell’Odéon – Théâtre de l’Europe, approfondisce il legame con la scrittura di Pirandello. Dopo i successi internazionali di Vestire gli ignudi, Sei personaggi in cerca d’autore, I giganti della montagna, Come tu mi vuoi dirige questo nuovo spettacolo per il Teatro Stabile di Torino.
Scritta nel 1923 per la Duse, La vita che ti diedi è il testo più struggente di Luigi Pirandello sul tema della maternità e del lutto. Il testo è anticipato da tre novelle: I pensionati della memoria, dove Pirandello si interroga sul rapporto tra i vivi e i morti, e formula forse per la prima volta l’idea disturbante che quando si piange la perdita di una persona cara, non è la persona amata che si sta piangendo; Colloqui coi personaggi, scritto subito dopo la morte della madre, dove l’autore esplora la stessa idea in un lungo e struggente dialogo con la defunta; ma soprattutto La camera in attesa, in cui, sconvolto dalla carneficina della Grande Guerra e angosciato dall’idea di perdere i figli al fronte, il drammaturgo narra la storia di una madre e delle sorelle di un soldato scomparso, le quali, non avendo la prova certa della sua morte, continuano a preparargli la camera in attesa del suo ritorno.

Scrive Braunschweig: «La vita che ti diedi riprende alcuni degli elementi principali di questa novella, sviluppandone il tema su un registro ancora più radicale. Come può una madre sopravvivere alla morte del figlio? si chiede Pirandello. Semplicemente affermando che non è morto. O, più esattamente, fingendo che sia ancora vivo. Perché Donn’Anna Luna, a differenza della madre de La camera in attesa, ha assistito all’agonia del proprio figlio, e quindi non può prendere a pretesto l’incertezza della sua morte. Osservandola non si può dire che la donna stia negando i fatti: decide del tutto consapevolmente di continuare la sua vita come se il figlio non fosse morto. Si affretta a far rimuovere il corpo, senza nemmeno prendersi il tempo di vestirlo, finisce di scrivere in sua vece una lettera all’innamorata, a cui nasconde la sua morte quando quest’ultima decide di andare a trovarlo. Donn’Anna Luna trasforma la sua casa in un teatro dove il protagonista è assente, assente ma fin troppo vivo. Nell’opera di Pirandello, la realtà della vita appare spesso come uno scandalo insuperabile, che il teatro o la follia hanno lo scopo di trasfigurare. Nel mondo immaginario del gioco teatrale o in quello parallelo della follia si può evadere, elevarsi, far vivere i morti e sfuggire alla logica paradossalmente mortifera della vita. In Pirandello, teatro e follia sono legati. Spesso i grandi personaggi pirandelliani sembrano pazzi a chi li circonda, ma, contrariamente ai veri pazzi, la loro è una pazzia voluta, la pazzia di chi vuole essere come i pazzi, e, al pari loro, rifiuta i limiti di una realtà ridotta alla sola verità dei fatti. Donn’Anna sembra pazza, eppure c’è da chiedersi se non sia lei ad avere ragione – ragione contro la ragione. Pirandello fa vacillare le nostre certezze, i nostri preconcetti: malgrado sappia che la realtà finirà per mettere fine all’illusione, ci fa capire quanto abbiamo bisogno di illusioni – ma di illusioni coscienti e non delle menzogne che ci raccontiamo – per restare in piedi. Quanto abbiamo bisogno di teatro per affrontare la vita. Da questo punto di vista, La vita che ti diedi uguaglia i grandi capolavori di Pirandello, Sei personaggi in cerca d’autore, Come tu mi vuoi e I giganti della montagna, ma nella forma compatta di una favola che va all’essenziale, avvolgendosi nell’aura di una poesia miracolosa».