Spettacoli

GAD – COPENHAGEN

Festival

19 Ottobre 2015

Teatro Sperimentale

- Posto unico numerato €10 Ridotto €5

Nella ricorrenza dei 70 anni dalla bomba di Hiroshima
COPENHAGEN
di Michael Frayn
Regia di Bruno Frusca
GRUPPO TEATRALE LA BETULLA – NAVE (BRESCIA)

PERSONAGGI E INTERPRETI
NIELS BOHR – Luca Bassi Andreasi
MARGRETHE – Ester Liberini
WERNER HEISEMBERG – Andrea Albertini

ADATTAMENTO E REGIA – Bruno Frusca
ASSISTENTE REGIA – Caterina Zanelli
TECNICO LUCI – Gianni Senestrari
TECNICO AUDIO – Pietro Piccinotti
MACCHINISTA – Giuliano Bresciani
REGISTRAZIONI AUDIO – Studio Gasparetto

Niels Bohr, famoso fisico teorico danese, per metà ebreo, vive a Copenaghen con la fedele e sollecita moglie Margrethe. E’ il 1941, l’occupazione nazista della Danimarca è in pieno corso e i Bohr ricevono l’inattesa visita dell’allievo più brillante e amato dell’uomo, Werner Heisenberg. Questi, ha accettato di collaborare con il regime nazista, che gli consente fra l’altro di proseguire le proprie ricerche, sicuro che esse potranno essere d’aiuto nel determinare l’esito della guerra in atto. Heisenberg, e lo stesso Bohr, infatti, si occupano di fisica nucleare.
L’efficacia drammaturgica del testo è frutto della sua costruzione (l’incontro fra il maestro e l’ex-allievo è rievocato molti anni più tardi, quando i suoi protagonisti sono forse ormai morti) e delle tematiche affrontate. Su una spoglia scena assistiamo alla rievocazione di quel fatidico giorno del 1941, interpolato da altri ricordi, che impercettibilmente si inseriscono fra le maglie larghe della memoria.
L’incontro, realmente accaduto, è la classica goccia che fa traboccare un vaso colmo di rivendicazioni e rancori, affetti traditi e personali frustrazioni. Il rapporto che lega Bohr e Heisenberg, assimilabile a quello fra padre e figlio, ha perduto la spontaneità originaria ed è stato incrinato dalle diverse scelte di vita e dall’indirizzo differente delle rispettive ricerche scientifiche. Una degenarazione, o meglio una trasformazione, di cui è testimone Margrethe, cui è affidato il ruolo di coro non imparziale della vicenda.
Frayn non si limita a dibattere una questione di etica sempre drammaticamente attuale (in che misura la scienza può essere giudicata colpevole dei delitti terribili compiuti grazie alle sue scoperte?) ma ribadisce come alla base di qualsiasi evento, piccolo o grande, vi sia sempre l’uomo, con le sue paure e i suoi dubbi, le sue invidie e i suoi egoismi.