PESARO DANZA FOCUS FESTIVAL
teatrOltresabato 27 maggio 2023
17:00
sabato 27 maggio 2023
18:30
sabato 27 maggio 2023
21:00
sabato 27 maggio 2023
22:30
- abbonamento 4 spettacoli €20- Manbuhsona, posto unico €5 - These 2 shall pass, posto unico €8- Rua da saudade, posto unico €10- Questo è il mio corpo, posto unico €3
H 17 _ Sala della Repubblica
PABLO GIROLAMI/IVONA
MANBUHSONA
H 18,30 _ Palazzo Gradari
ORYAN YOHANAN & ILANA SARAH CLAIRE BELLAHSEN
THESE 2 SHALL PASS
H 21 _ Teatro Sperimentale
ADRIANO BOLOGNINO
RUA DA SAUDADE
H 22,30 _ Chiesa dell’Annunziata
GIADA VAILATI & FRANCESCO SACCO
QUESTO È IL MIO CORPO (UN’ALTRA OFELIA)
MANBUHSONA
compagnia Ivona
coreografo Pablo Girolami
ballerini Giacomo Todeschi, Lou Thabart, Samuele Arisci
Guilherme Leal, Pablo Girolami
musiche Alim Qasimov, Fargana Qasimova, Troja, Nico Sun & Slow Nomaden Acid Arab feat Radia Menel
produzione House of Ivona, Centro di Produzione Twain – Tuscania (VT) Festival Oriente Occidente – CID Rovereto (TN), DANCEHAUSpiù (MI)
Amis du MDC – Melinda Stampfli Neuchâtel (CH)
Manbuhsona è un’evoluzione. Manbuhsa diventa Manbuhsona. Tutto è infatti iniziato con la prima creazione di Ivona, il duetto intitolato Manbuhsa, il cui sviluppo è cominciato dall’urgenza di essere creativi e di scoprirsi. In Manbuhsona la coppia diventa la comunità, la gita di un giorno diviene il viaggio di una vita. Dobbiamo riguadagnare il nostro istinto e cercare nel nostro passato le nostre certezze per essere forti e saldi. Un viaggio temporale, e nello spazio, che collega radici primordiali e futuro prossimo. Ci immergeremo nella natura e saremo ispirati dalla sua bellezza. Le sfide personali affrontate e le relazioni intessute mireranno a costruire una comunità sinergica, che agirà simbioticamente. Lo spettacolo inizia con una sensazione di disconnessione. Ogni danzatore è chiamato a connettersi con la propria esperienza personale, per mezzo della propria risposta somatica individuale. Da questa atmosfera, i danzatori aumentano gradualmente la vicinanza tra loro, si percepiscono vicendevolmente, rappresentano la reciproca consapevolezza. E sebbene non ne sapranno cogliere lo scopo, prendono coscienza dell’unione dei loro cammini. Il viaggio avrà inizio. Progressivamente la loro fisicità sarà un tutt’uno con i ritmi della musica, questa energia guiderà il gruppo verso l’omogeneità. Colta di una rivelazione, questa, ormai, comunità reagirà con una risposta mentale e fisica: lascerà che l’egoismo e l’individualità si dissolvano, facendo posto alla generosità. E così, la forza della collettività è testimone e interprete di un senso di libertà e di piacere, che celebra il viaggio percorso in un rituale carico di eccitazione. Un’energia emanata grazie alla purezza dell’istinto naturale ritrovato.
THESE 2 SHALL PASS
di e con Oryan Yohanan e Ilana Sarah Claire Bellahsen
These 2 Shall Pass è uno spettacolo di danza contemporeana del duo israeliano formato da Oryan Yohanan e Ilana Sarah Claire Bellahsen. Un duetto animalesco, grottesco, sexy e autoironico che presenta una visione aperta dell’esperienza femminile.
Come donne, riceviamo una moltitudine di consigli. Sembra che ognuno abbia idee migliori delle nostre su come essere una donna migliore, una donna attrattiva, una donna che ha costantemente bisogno di adattarsi e cambiare. Troviamo noi stesse in una situazione assurda come di un continuo conflitto che incrocia molte domande: dove sto andando veramente? Cosa succederà? Cosa rimarrà?” Le artiste
RUA DA SAUDADE
di Adriano Bolognino
con Rosaria Di Maro, Noemi Caricchia, Sofia Galvan, Roberta Fanzini
costumi Tns Brand
dramaturg Gregor Acuna-Pohl
testi a cura di Rosa Coppola
supporto musicale Mirko Ingrao
produzione Cornelia
con il supporto di Torino Danza Festival/Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale Orsolina28, Fondazione I Teatri Reggio Emilia/Festival Aperto
*Creazione selezionata per NID Platform Open Studios 2021, DNA Appunti Coreografici 2021 Certamen Coreografico Sabadell 2021, Call for Creation Orsolina28 2021, Twain
Direzioni Altre 2021. Vincitore Cortoindanza 2021
Ogni Saudade è una capsula trasparente, che sigilla e al contempo offre visione, di ciò che non si può vedere, che si è lasciato dietro di sé, ma che si conserva nel proprio cuore. Gilberto Gil
Saudade è un nodo stretto attorno al passato, una costola del presente.
Saudade è guardare avanti, verso ciò che ancora non esiste o che forse non esisterà mai. E così sentire la vita con tutti i pori della pelle, imparare a dare il giusto valore a tutto ciò che ci circonda.
Saudade è un’altalena. Un’atmosfera, uno stato d’animo, dipinta dall’infinita potenza delle immagini.
Studiando come questo sentimento ha trovato espressione, ho approfondito la poetica di Fernando Pessoa e la sua grande creazione estetica: l’invenzione degli eteronimi. Ispirandomi, quindi, alle quattro principali personalità letterarie dello scrittore portoghese, quattro danzatrici interpreteranno diversi eteronimi dotati di autonoma identità. Ognuna di loro ha avvertito e esplorato la propria e intima forma di Saudade, mettendola poi in relazione a quella delle altre. Con questo lavoro ho voluto sperimentare un particolare sentire che può essere attraversato da soli e in compagnia. Una creazione che ha all’interno mancanza e desiderio. Strazio e tenerezza. Adriano Bolognino
QUESTO È IL MIO CORPO (UN’ALTRA OFELIA)
di e con Giada Vailati e Francesco Sacco
musica Francesco Sacco
produzione Cult of Magic
con il supporto di Tagli e Museo Novecento Firenze
Questo è il mio corpo (un’altra Ofelia) nasce da un percorso di ricerca attorno al personaggio di Ofelia, la cui vita e morte raccontano un particolare rapporto con il possesso del corpo, destinato al sacrificio per l’espiazione di peccati altrui. Il suo corpo, come quello di ogni altra ragazza della sua epoca, appartiene al padre, in attesa della scelta di un marito, al quale passerà in consegna. La frizione fra la prospettiva di Ofelia e il mondo circostante crea una sorta di predestinazione investendo la sua morte di un aspetto sacrificale che avvicina il personaggio alla figura di Cristo: la purezza espressa in un mondo contaminato (dai peccati degli uomini o dal “marcio in Danimarca”) fa perdere ad entrambi il possesso del corpo, che da proprietà del padre (biologico per Ofelia, celeste per Cristo) si fa agnello sacrificale, divenendo pubblico. La dimensione dell’abbandono del corpo viene suggerita dallo stesso Amleto, che consiglia ad Ofelia il convento per evitare di mettere al mondo altri peccatori e le chiede di ricordarlo nelle sue preghiere.*
La proprietà dei nostri corpi in relazione ad una dimensione etica, talvolta sacrificale, è all’ordine del giorno: i nostri corpi ci appartengono? Questo è il mio corpo (un’altra Ofelia) mette in scena un rituale di riappropriazione attraverso la perdita: movimento e suono si concentrano sulla ripetizione, creando un loop in cui da soggetto agente il corpo diventa agito. Il corpo perde volontà e intenzione e inizia ad esistere solo all’interno della gabbia del movimento ricorsivo, destinato a ripetersi in un ciclo potenzialmente eterno. Il movimento nasce da passi semplici ripetuti con dinamica crescente, giocato su un loop che è contemporaneamente costrizione e liberazione,
perdita del controllo del corpo e riappropriazione, raggiungimento del limite di sopportazione fisica e superamento. Sono conciliabili l’ottica del sacrificio e l’exemplum cristiano con un umanesimo del corpo? Viviamo ancora situazioni in cui corpo e virtù possono confliggere? I nostri corpi ci appartengono?
- “Va’ in un convento. Perché ti vuoi fare procreatrice di peccatori? Anch’io son virtuoso abbastanza, e tuttavia mi potrei incolpar di tali cose, da pensar che sarebbe stato meglio mia madre non m’avesse partorito.”
(Amleto, atto III, sc. 1) - “Ninfa, nelle tue preghiere, ricordati di tutti i miei peccati.”
(Amleto, atto III, sc. 1)
“Questo è il mio corpo, offerto in sacrificio per voi”
(1Corinzi 11:23)