Spettacoli

GAD – LA SIGNORINA PAPILLON

Festival

25 Settembre 2015

Teatro Rossini

- Posto di platea e palco I e II ordine centrale €15, Comitive e giovani €12 Ridotto (under 19) €8, Posto di palco I e II ordine laterale e III ordine centrale €12, Comitive e giovani €10 Ridotto (under 19) €8, Posto di palco III ordine laterale e IV ordine centrale €10, Comitive e giovani €8 Ridotto (under 19) €6, Posto di palco IV ordine laterale €8, Comitive e giovani €6 Ridotto (under 19) €6, Loggione €6 Comitive e giovani €5

LA SIGNORINA PAPILLON
di Stefano Benni
Regia di Giovanni Handjaras
COMPAGNIA STABILE DEL LEONARDO – CARBONERA (TREVISO)

PERSONAGGI E INTERPRETI
ROSE – Martina Storace
MILLET – Massimo Pietropoli
MARIE LOUISE – Lucia Crotti
ARMAND – Alessandro Pietropoli 

SCENE – Alessandro Pietropoli
FONICA E LUCI – Luca Favaro

La signorina Rose Papillon è una fanciulla dolce, apparentemente indifesa, sognatrice. Si è costruita un suo mondo: un giardino abitato da rose, insetti e farfalle che ella colleziona. In questo mondo incantato, in questo bozzolo protetto, Rose vive, in compagnia di un pappagallo impagliato, lontano dai pericoli del mondo; fino al giorno in cui irrompono tra le magnolie, i bombi e le farfalle alcuni inquietanti personaggi, a portare scompiglio e trascinarla via da lì: Armand, sergente di una loggia massonica, il poeta Millet, travestito da giardiniere, e la ambigua e spregiudicata Marie Luise. Dicono di volerla portare nella vita della meravigliosa Parigi, perché Parigi non è un languido, insignificante giardino dove niente accade, ma una città viva e pulsante, dove si vive tutto, compreso l’inganno e il delitto.
Ma la Parigi surreale di Benni è una sorta di non-luogo, un posto dell’anima. Potrebbe essere collocata in un tempo lontano (la fine dell’800), ma anche nel nostro, visto che è evidente l’intenzione di ambientarvi fatti e misfatti che potrebbero tranquillamente corrispondere a quelli del nostro presente. Insomma un teatro dell’assurdo, tra sogno e incubo, fantasia e realtà (Rose potrebbe essersi sognata tutto). D’altra parte è questo uno degli scopi che l’autore si prefigge: rappresentare sotto metafora le ipocrisie e le follie di una società cinica e disincantata, in evidente decadenza e imbarbarimento, tra complotti e delitti.
Alla fine, come ognuno di noi, Rose dovrà uscire dal suo giardino e sarà costretta a valutare la sua stessa vita da un’ottica nuova e diversa.