Spettacoli

LO SCHIACCIANOCI

HangartFest

23 Settembre 2018

Teatro Sperimentale

- Posto unico €12 Ridotto €10, Ridotto per over 65, under 27 e scuole di danza, Ridotto €5 bambini fino a 12 anni, Ridotto €7 speciale gruppi, minimo 10 persone

opera fantastica in atto unico, per ensemble di danzatori e tappeto elastico
coreografia Claudia Rossi Valli e Tommaso Monza
compagnia natiscalzi dt (italia)

Un tuffo tra desideri e memorie partendo da quel punto nel tempo in cui la magia del Natale era ancora così vera e speciale in noi. Lo Schiaccianoci vuole essere uno spettacolo per un ensemble di danzatori, tutti sorpresi sulla soglia o nel pieno dell’età adulta.

Interpreti: Claudia Rossi Valli, Tommaso Monza, Francesco Collavino, Marco Bissoli, Michela Cotterchio, Elda Gallo, Seydi Rodriguez Gutierrez e la partecipazione di Sarah Sofia Ballester Rodriguez
​Musica: P.I. Tchaikovsky
Musica dal vivo: Angel Bellester Veliz
Testi: Arianna Perrone
Disegno luci: Andrea Gentili, Nicolò Pozzerle
Video: Francesco Collavino
​Coproduzione: Compagnia Abbondanza/Bertoni, CID Cantieri Oriente Occidente, Natiscalzi DT
Con il sostegno di: Fondazione Piemonte dal Vivo, Compagnia C&C

Ciò che la nostra versione di “Lo Schiaccianoci” propone è un tuffo tra desideri e memorie, partendo da quel punto nel tempo in cui la magia del Natale era ancora così vera e speciale in noi.
“Lo Schiaccianoci” vuole essere uno spettacolo per un ensemble di danzatori, tutti sorpresi sulla soglia o nel pieno dell’età adulta.
Nella versione di “Schiaccianoci” di Rudolf Nureyev del 1969, la protagonista Clara diventa simbolo del passaggio non sempre semplice dall’infanzia all’età adulta, costellata da dubbi, ambiguità e timori, specchio di un’identità non chiara e tormentata. Nel sogno, è la sua stessa proiezione, trasformata da bambina a donna, a danzare con il Principe Schiaccianoci e a girovagare per un “mondo altro”, un mondo migliore.
Così anche nella nostra pièce, i danzatori si ritrovano davanti ad un proprio sé riflesso: un invito a ricordare chi siamo stati e chi immaginavamo di diventare.
Abbiamo soddisfatto le nostre aspettative? Abbiamo realizzato l’idea di noi auspicata dal nostro “io” fiducioso e fanciullesco? Siamo veramente chi volevamo essere? Cosa succede se veniamo spinti a riguardare verso quella nostra parte intima che credeva in noi, nelle nostre speranze ed aspirazioni più profonde? E se le scoprissimo frustrate dalla realtà che ci circonda?
Personaggi stravaganti, che sono-che siamo, in fondo, noi stessi.
Sulla scena non incontriamo più la danza spagnola della Cioccolata, la danza araba del Caffè, o quella cinese del Tè, ma altrettanti divertissement ugualmente incisivi e caratterizzati, plasmati su ognuno degli interpreti.
Finestre che si aprono su mondi mirabolanti ed incredibili, catturati in bilico tra ciò che immaginavamo, e ciò che è accaduto realmente: come nei classici ballet blanc, l’azione vive in due atti, due mondi paralleli, che qui arrivano ad intrecciarsi sempre di più. L’ambientazione è dunque quella del “ho immaginato che…”, “avrei desiderato così…”; se potessimo oggi, sulla soglia o nel pieno della nostra età adulta, esprimere un desiderio con la stessa forza con cui lo facevamo nei Natali della nostra infanzia, cosa chiederemmo in dono? Chi vorremmo essere? Dove? E con chi?
Un mondo vero ed onirico al tempo stesso, tragicamente comico, paradossalmente sincero, dove i sogni tornano a bussare alla porta del presente fino a farci credere che siano divenuti reali.